Geografia dell’Isola di Sant’Antioco

ISOLA DI S.ANTIOCO

Sant’Antioco è per estensione la quarta isola del territorio della Repubblica Italiana (km² 108,9), subito dopo l’Elba, (Sant’Antioco ha pressoché la metà della superficie di Elba), e prima di Pantelleria (km² 83); al sesto posto troviamo l’isola “sorella” di Sant’Antioco, l’isola di San Pietro.

Dista da Cagliari 84 km circa ed è collegata all’isola madre grazie a un istmo artificiale. Il territorio dell’isola è diviso fra il comune di Sant’Antioco, il più popoloso (che sorge sulle rovine dell’antica città fenicio-punica e poi romana di Sulky-Sulci) e quello di Calasetta, secondo centro abitato, per numero di abitanti, dell’isola. Sono inoltre presenti il piccolo borgo turistico di Maladroxia, che fa capo a Sant’Antioco, e quello di Cussorgia (zona Stann’e Cirdu) nel territorio del comune di Calasetta.

Al largo dell’isola, in direzione sud, sono apprezzabili tre isolotti, disabitati, detti Il Toro, La Vacca e Il Vitello. Presso questi (e in particolare presso il Toro) sono soliti svernare i cosiddetti Falchi della Regina, o Falchi Eleonorae, come li chiamò il loro scopritore, Alberto Della Marmora, in onore della giudicessa arborense Eleonora (vissuta nel secondo sec. XIV).

L’isola è in gran parte di origine vulcanica; si tratta di vulcanesimo antico e ormai inattivo da almeno 15-20 milioni di anni. La costa dell’isola è prevalentemente rocciosa.

Nella parte occidentale (verso il mare aperto), la costa è caratterizzata da pareti verticali o molto scoscese a falesia, con intervallate grotte ed alcune insenature, con poche ma grandi spiagge.

La costa orientale. che si affaccia sulla prospiciente Sardegna ha invece costa bassa e sabbiosa che nel, punto di istmo che la collega alla Sardegna stessa, viene progressivamente ad assumere un aspetto lagunare. Il golfo meridionale, a Sud dell’istmo, racchiude grandissime spiagge sabbiose, delimitate da tomboli e dune.

L’interno dell’isola è collinoso con altitudini limitate, privo di corsi d’acqua di rilievo. Al largo, verso sud, esistono alcuni isolotti rocciosi disabitati e di difficile accesso, il più grande dei quali è l’isola del Toro.

La formazione vegetale principale è la tipica macchia mediterranea bassa costituita da cisto (Cistus), lentisco (Pistacia lentiscus), corbezzolo (Arbutus unedo) e ginepro (Juniperus). Tra le forme di vita vegetale sono presenti sull’isola anche la palma nana (Chamaerops humilis), unica specie spontanea europea, e il dattero di Creta (Phoenix theophrasti)[4].

L’isola è punteggiata nelle zone riparate da piccoli orti e vigne a conduzione familiare, soprattutto nella parte più protetta (orientale); i fruttiferi più estesamente coltivati sono la vite (Vitis vinifera) con diverse varietà, il fico e il fico d’india.

Il clima è definito come mediterraneo caldo.

Gli inverni sono freschi, umidi e a volte ventosi; il vento dominante è il maestrale, seguito dallo scirocco. L’estate è calda e arida, le temperature massime sono comunque fortemente moderate dal clima marino, ventilato e fresco. Mentre in inverno la vegetazione erbacea che ricopre tutta l’isola è ricca, rigogliosa e fiorita, in estate è pressoché inesistente ed è limitata a una onnipresente macchia mediterranea a sempreverdi che nelle parti più riparate assume portamento arboreo, soprattutto a Leccio e Ginepro. La piovosità estiva è trascurabile.