Calasetta è uno dei due comuni dell’Isola di Sant’Antioco, la maggiore dell’arcipelago del Sulcis, collegata, sin dai tempi dei romani, da un ponte all’isola madre Sardegna.
Si trova sulla estrema punta nord occidentale dell’isola, circondata dal mare su tre lati, con bellissime spiagge di sabbia bianca e fine e acque cristalline, tutte raggiungibili a piedi dal centro abitato, oltre a numerose cale con plateau di scogli piatti, passeggiate, scorci e vedute panoramiche mozzafiato.
Le origini di Calasetta sono molto antiche, come testimoniano le domus de janas di Tupei, di epoca prenuragica, i resti di alcuni nuraghi e gli insediamenti fenici, punici e romani rinvenuti nelle campagne del paese.
Dati certi indicano che verso la metà del XVI secolo, precisamente nel 1769, quarantotto famiglie provenienti dall’isola di Tabarca ma originarie di Pegli, vicino a Genova, chiesero al re Carlo Emanuele III, re delle due Sardegne, di colonizzare la costa settentrionale dell’isola di Sant’Antioco per praticare nelle acque circostanti la pesca del corallo al servizio dei Lomellini, ricchi signori genovesi. La colonia ligure divenne ben presto un importante emporio commerciale del corallo e di altre merci e i tabarchini, grazie anche alla tratta degli schiavi, riuscirono ad accumulare ingenti ricchezze.
In seguito, visto il disinteresse della Spagna, le mire espansionistiche dei francesi in Tunisia e la decisione dei Lomellini di cedere l’isola, i tabarchini decisero di emigrare. Nel 1741 il bey di Tunisi, venuto a conoscenza che i Lomellini erano intenzionati a cedere la colonia ai suoi nemici francesi, la fece invadere e catturò e deportò come schiavi i suoi abitanti. Grazie all’intervento di Carlo Emanuele III re di Sardegna, Carlo III re di Spagna e di alcuni ordini religiosi, gli schiavi furono liberati e alcuni di loro ottennero da Carlo Emanuele III di potersi stabilire nell’isola di Sant’Antioco, sotto la guida dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro che la ottennero come feudo. Fu così che nel 1770 nacque Calasetta.
A questo gruppo originario, tre anni dopo si unirono circa cinquanta famiglie provenienti dal Piemonte. I primi anni di vita della nuova comunità non furono facili: siccità, malattie e contrasti tra i due gruppi non favorirono la convivenza. In seguito le questioni di rivalità tra tabarchini e piemontesi si risolsero: i primi si dedicarono quasi esclusivamente alla pesca, i secondi all’agricoltura, e in particolare alla viticoltura.
Di questa origine, che l’accomuna alla vicina Carloforte, restano l’antico dialetto e numerose tradizioni, soprattutto culinarie.
A distanza di oltre due secoli, nonostante i sempre più frequenti ed intensi contatti con il popolo sardo, i calasettani fanno parte di una minoranza linguistica, infatti mantengono lingua ed alcune consuetudini che sono proprie della Liguria, patria dei loro antenati. Nel 2006 il paese è stato riconosciuto come Comune onorario dalla Provincia di Genova in virtù dei legami storici, economici e culturali.
La musica locale, le processioni, il mercato e i piatti tradizionali, come il cus cus, fanno di una visita a Calasetta un’esperienza unica, indimenticabile e sospesa nel tempo.
Calasetta è ora una meta turistica ideale per famiglie, amanti della natura e del relax.
Il centro storico del paese è caratterizzato da case basse tinteggiate di bianco. Al suo interno è possibile ammirare la chiesa di San Maurizio, eretta nel XIX secolo in stile barocco-piemontese. Di particolare interesse la Torre Sabauda edificata dagli spagnoli nel XVII secolo e le bellissime spiagge di Sottotorre, la Salina e Spiaggia Grande.
Territorio Calasetta è situata sulla punta nord dell’isola di Sant’Antioco, della quale è il secondo centro abitato, che insieme all’isola di San Pietro costituisce l’arcipelago Sulcitano.
La zona che occupa il paese deve la sua forma ad un presunto terremoto di grande potenza, avvenuto circa un milione di anni fa. La costa, alta e rocciosa a ovest e bassa e sabbiosa a est, è stata modificata dalle onde e dal vento, è infatti battuta costantemente dal vento di maestrale che soffia da nord-ovest. Il vento freddo, la scarsità di acqua e il clima in generale che regna su tutta l’isola, hanno reso il territorio povero di vegetazione.
La vegetazione presente rientra nelle caratteristiche della macchia mediterranea, formata da mirti, allori, ginepri, lentischi, carrubi, ulivastri, corbezzolo, erbe aromatiche (rosmarino, timo), ginestre e palme nane, oleandro e piante grasse floreali. I terreni sono coltivati per lo più a vigneti, scelta forzata dovuta alla scarsità dell’acqua, anche se negli ultimi anni le coltivazioni stanno diminuendo a vantaggio degli insediamenti turistici.
La fauna selvatica è composta per lo più da lepri, pernici e cinghiali. Il mare è ricco di murene, saraghi, gronghi, aragoste, tonni, cernie e razze.
Economia L’economia di Calasetta è basata sulla pesca. Molto sviluppata è anche l’agricoltura, in particolare la viticoltura che fa capo a una Cantina sociale, una delle più antiche della Sardegna con altre settant’anni di attività.
L’uva di Carignano, riscoperta alla fine del ‘700 da coloni piemontesi inviati dai Savoia, è infatti il vitigno pregiato più coltivato a Calasetta, dove si trova la più antica Cantina sociale della Sardegna, ancora oggi in piena produzione, che fa apprezzare nel mondo i suoi vini migliori, quali il Tupei, l’Àina, il Piede Franco.
In fase di notevole sviluppo sono le attività turistiche, specialmente quelle relative alle vacanze estive e allo sfruttamento delle notevoli risorse ambientali. E’ economicamente importante anche la presenza di un porto di IV classe con una zona riservata alle imbarcazioni da diporto.
Forse unica nel suo genere è l’attività artigiana quasi del tutto scomparsa di estrarre una specie di seta dal più grande mollusco bivalve del Mediterraneo, la gnacchera (pinna nobilis), una volta facile da trovare sui bassi fondali del braccio di mare davanti a Calasetta. Il prodotto che si ottiene è il bisso, recentemente riscoperto grazie all’attività di alcune donne del luogo.
Vi è anche l’artigianato classico dei paesi di mare, specialmente legato alla pesca e ai souvenir.
Turismo
Il clima mite e la conformazione del territorio nelle rigogliose campagne che circondano Calasetta ne fanno un luogo ideale per vacanze en plein air, in tutte le stagioni e per passeggiate ed escursioni a cavallo, in mountain bike o a piedi, alla ricerca delle vestigia antichissime di numerosi nuraghes e delle ricchissime flora e fauna spontanee, in particolare per i birdwatcher che possono ammirare numerosissimi uccelli rapaci e coloratissime specie durante le migrazioni.
Una bellissima spiaggia (Sottotorre), e una discesa a mare di scoglio (Scoglio di Sabetta), si aprono direttamente sul villaggio; ad un solo chilometro la stupenda spiaggia de La Salina, con la sua sabbia bianca, è circondata da dune ricche di flora spontanea e arricchita dallo stagno dove vivono uccelli migratori come fenicotteri, cavalieri d’Italia, garzette e aironi.
Spiaggia Grande, a 3 km dall’abitato, è considerata la spiaggia preferita per i surfer, al suo capo si trova l’antica Tonnara, fondata nel ‘700, che ora ospita l’impianto per la lavorazione del tonno, oramai in disuso. La punta, struggente per la sua bellezza, è ricca di macchia mediterranea e gariga, si affaccia sull’isola di San Pietro e sullo scoglio di Mangiabarche, impreziosito dal romantico faro.
La costa meridionale di Calasetta, lasciate le spiagge, è caratterizzata da un’alta falesia di pietra lavica, la trachite, rossa e nera, con faraglioni a picco sul mare e da un paesaggio inconsueto e molto apprezzato, per i panorami, i tramonti, i colori, i profumi e le numerose fioriture spontanee, tra le quali spiccano, per bellezza, le numerose specie aromatiche endemiche, come lavanda, timo, rosmarino ed elicriso, e numerose specie di orchidee spontanee la cui protezione e salvaguardia stanno molto a cuore ai tanti calasettani e turisti appassionati di natura e fotografia.